martedì 24 luglio 2012

Ratto guerriero

Quando Aileen scese dal carro nel cortile del castello di Herasque, per la prima volta dopo mesi, si sentì nuda. Fuori dall'atmosfera libera della città delle amazzoni, in quel luogo che le ricordava moltissimo i luoghi in cui era cresciuta, non avere nulla addosso le parve sconveniente e osceno, oltre che umiliante. Il suo primo istinto fu di coprirsi con le mani, ma si trattenne, anche perché accanto a lei le due gemelle avanzavano a testa alta, fiere del loro corpo esposto.
Fu portata in una camera del palazzo e lasciata lì, sola, per ore. Non si chiedeva come mai, aveva smesso di farsi domande così stupide e quando la porta si aprì si limitò ad alzarsi in piedi e chinare il capo.
Sadia entrò assieme a una amazzone sui quarant'anni, che vestiva la tunica di una casta inferiore. Nonostante questo, lei doveva tributare rispetto a entrambe. "Shibed leen" disse.
L'amazzone sconosciuta le si avventò contro, le prese il viso e glielo tirò su, le pizzicò il corpo, le strizzò le natiche. "Certo" concluse "non è davvero granché. Mi chiedo come una signora come lei l'abbia scelta"
"Non è tuo interesse" tagliò corto Sadia.
"Lo è. Se vogliamo che il generale Yara possa adornare la sua udienza delle prede più nobili dobbiamo lavorarci, ma per la mia idea può andare bene"
"Su quello non ho obiezioni"
L'amazzone appoggiò una mano sul pube liscio di Aileen e cominciò ad accarezzare. "Avanti ratto, parla alla tua amica Giunice..."
Come sempre, quando veniva trattata con disprezzo, Aileen dovette fare uno sforzo per non ritrarsi. "Si..."
"Hai la figa pelata perché la tua padrona ti ha trovato così, vero? E' un'usanza dei ranger, vero? Sei un ranger?"
Nonostante non sapesse più il significato di quella parola, Aileen annuì. Quello strano ritorno al suo passato la riempì di malinconia che mal si mischiò con le molestie che stava subendo. Arrossì.
"Allora fare di te un guerriero sottomesso impressionerà più della puttanella lasciva che sei diventata"
Giunice mollò la presa sul pube di Aileen e la trascinò seduta. Poi prese delle forbici e cominciò a tagliarle i capelli. Aileen notò in uno specchio che glieli stava tagliando tutti. Quando ebbe finito prese una lametta e la rasò completamente.
Aileen si ricordò dei primi tempi all'accademia, quando aveva cominciato il suo percorso per divenire guerriera. Anche allora le avevano imposto la rasatura e non l'aveva trovato umiliante, perché era uno dei tanti sacrifici per raggiungere i suoi scopi. Ma lì, invece, serviva a disprezzare lei e quello che era stata e in qualche modo la feriva. Nonostante i suoi sforzi cominciò a piangere in silenzio.
"Il ratto piange" la schernì Giunice "non è granché neanche come guerriero"
Sadia era combattuta. Qualcosa in quella tortura la eccitava, ma era turbata perché non ne aveva il controllo. "Cos'altro hai in mente oltre a tosarla?"
"Giocattoli" Giunice tirò in piedi Aileen e poi andò a prendere un oggetto. Era una specie di cintura, ma completamente in metallo e in mezzo spiccava una parte allungata, scura, rivestita in cuoio. Si chinò davanti alla schiava, le agganciò la cintura alla vita e quando ripiegò un'altra parte fece sì che la parte allungata le entrasse completamente nella vagina. Aileen chiuse un momento gli occhi poi cercò di rilassarsi. Non era niente che non avesse già preso, ma quando alla fine Giunice ebbe finito di chiudere lo strumento e si allontanò da lei, si accorse che l'oggetto era fatto per mantenere costante e continua la penetrazione e ne fu spaventata. Lo sentiva come una catena che inchiodava il suo stesso corpo, senza legarla a niente, dall'interno.
Giunice prese una spada corta, una spada da ranger proveniente dalle terre a ovest, col sigillo della Regina, e la agganciò alla cintura di metallo. "Dovrà apparire così sottomessa da potersi presentare alle spalle del generale armata"
Sadia andò davanti ad Aileen e la squadrò. Aileen capì subito che era eccitata, ma cercava di controllarsi. La cacciatrice la osservò, la palpò un po', le accarezzò la testa pelata poi appoggiò una mano sulla sua spalla, affondò le unghie e le tracciò tre profondi graffi, fino a metà del seno. "Ferite di guerra" disse.
Anche Giunice si portò davanti alla schiava e la squadrò soddisfatta. "Un perfetto ornamento per la generale Yara!" ammise.
"Ottimo" Sadia la baciò sulla bocca, un bacio calmo, di circostanza "tra un'ora ti condurranno nella sala del trono"

venerdì 13 luglio 2012

In viaggio per Herasque

Per andare a Herasque la fecero salire su un carro. Aveva dei cuscini sul fondo, per farla stare comoda, ma aveva anche sbarre come un carro da animali. Sembrava una condizione fatta apposta per ricordarle la sua posizione, ma non le diede fastidio. In verità era così terrorizzata dall'idea di lasciare la città che tutto il resto non contava.
Era un carro ampio, con lei salirono anche due ragazze della sua età, la pelle scurissima e i capelli ricci, i seni ritti e il sedere compatto. Erano identiche, Aileen sapeva che erano sorelle gemelle, ognuna di loro era sorella minore della foresta per una cacciatrice, come lei. Si chiamavano Ikara e Litka.
Inizialmente, mentre il carro si metteva in viaggio, non si dissero niente, sebbene Ikara continuasse a fissarla con uno strano sorriso sulla faccia. Quando ormai però cominciavano a inoltrarsi nella foresta Litka cominciò ad avvicinarsi. "E così tu sei la schiava di Sadia" disse.
"Si" rispose lei. In realtà. durante la sua permanenza al villaggio, non aveva avuto molto a che fare con le altre schiave delle cacciatrici perché le incutevano tutte un po' di timore, visto che si aggiravano come regine, pur nella loro condizione. Adesso Ikara e Litka la guardavano con curiosità.
Ikara si avvicinò a lei gattonando, facendo oscillare ampiamente il sedere. "Ti sei sempre tenuta un po' in disparte... ci hai fatto venire un po' di curiosità. E' vero che eri un ranger dell'impero?"
Litka le era ormai presso, le prese le ginocchia e gliele aprì con forza, osservandola. "Ed è per questo che ce l'hai pelata?"
Nonostante tutto, Aileen avvampò per lo sguardo delle ragazze al suo sesso liscio. "La radevo quando ero ranger... alla mia padrona piace"
"Ranger" disse Ikara, baciandole la caviglia "Lo sai invece noi come siamo arrivate qui?"
Aileen avrebbe fatto di tutto perché smettessero di parlare di lei. "No, come?"
"I magistrati della nostra città ci hanno venduto alle amazzoni come punizione per aver rubato..."
Aileen rabbrividì all'idea.
"Non ci sono ragazze con la pelle scura qui all'est, per cui le amazzoni ci hanno considerato subito una primizia esotica. Le cacciatrici ci hanno conteso, ognuna voleva averci entrambe..."
"Anche... Sadia?"
Litka allungò un dito, glielo mise sotto il seno e cominciò a muoverlo, spingendo delicatamente la sua tetta verso l'alto. "No.. La tua padrona è una tipa strana..."
Ikara, intanto, risaliva a baciarle la gamba, il ginocchio, la coscia. "Una Mater comunque ci divise tra due cacciatrici. Così ognuna ebbe una maestra per sé. Adesso però si divertono a rimetterci insieme."
Aileen era turbata, guardò fuori dalle sbarre. Il resto della carovana in viagio verso Herasque scorreva accanto a loro. Qualcuna delle soldatesse già indugiava a lanciare uno sguardo dentro, incuriosita, per vedere cosa succedeva. Nonostante tutto lei non aveva mai fatto nulla in pubblico, o comunque mentre sapeva che era guardata, e l'irruenza delle due sorelle la stava travolgendo. "Cosa volete fare?" gemette.
"Sei una schiava da abbastanza tempo da sapere di cosa abbiamo bisogno" disse Litka "e il viaggio è molto lungo"
"Ci... ci guarderanno tutte"
"E ringrazieranno le nostre padrone per lo spettacolo offerto"
Aileen si sentiva bruciare. Ormai aveva entrambe i corpi delle ragazze addosso. Era come un'unica massa scura, con addosso il pungente odore dell'eccitazione, decisa ad avvolgerla e sommergerla. Nonostante il panico e l'imbarazzo il suo sguardo continuava a muoversi tra i seni delle due sorelle, sui loro capezzoli piccoli e neri, sul loro pube sormontato di corti ricci. Persa nel suo panico si ritrovò ad ansimare mentre due dita si muovevano lentamente dentro e fuori dalla sua vagina.
"Ci trovi belle, Aileen?" le sussurrò all'orecchio una, mentre l'altra si massaggiava il seno davanti al suo muso.
"Be... bellissime"
La guidarono quattrozampe. La masturbazione al suo sesso non cessava, mentre altre mani le stuzzicavano il corpo. "Saremo le tue uniche amiche, a Herasque" sentì dire. Poi, d'un tratto, una delle due era in piedi davanti a lei e spingeva avanti il bacino, porgendole la sua fessura leggermente dischiusa e umida a pochi centrimetri dal suo volto.
Allungò il collo e si mise a leccare, provando una scossa al contatto col sapore salato e osceno della ragazza eccitata.
Come raccontano, la fibra delle ragazze scure è forte e la cultura della costa di Jah, da cui vengono, insegna loro la pazienza e la calma.
Non la lasciarono in pace per tutto il viaggio.

martedì 3 luglio 2012

L'addio di Gaia

Aileen non poté più uscire di casa e tornò a portare la catena. La seconda notte, però, Sadia entrò accompagnando con sé Gaia e la slegò, dopodiché le lasciò sole.
Gaia le buttò le braccia al collo e si mise a piangere "Mi ha detto che andate via" piagnucolò.
Aileen la strinse, anche i suoi occhi si fecero umidi. "Non ho capito bene... ma le hanno ordinato di andare lontano e di portare anche me..."
Gaia cominciò a leccarle lentamente il collo "Non possiamo evitarlo..."
Aileen cominciò ad accarezzarle energicamente la schiena "E' il volere delle nostre padrone"
Gaia si staccò da lei, aveva uno sguardo strano, uno sguardo languido, ma anche determinato. "Allora stanotte voglio darti tutto"
"Tutto? Cosa vuol dire?"
La mano della schiava si aprì, rivelando due germogli di ferro. "Mettimeli"
"Ma... perché?"
"Devi portarti via tutto di me"
Aileen sentì una scossa attraversarla. Vedeva Gaia come Sadia vedeva lei, per una volta era proiettata dall'altra parte. E, dentro di lei, sentì montare il desiderio di Sadia, vide davanti a lei un corpo da conquistare,  da trascinare lontano dalla mente a cui apparteneva.
I seni di Gaia erano più tondi dei suoi e i capezzoli sporgenti e rigidi. Fece scattare il primo germoglio, Gaia vibrò tutta, stringendo i denti, ma non disse niente. Fece scattare il secondo e a questo punto lei si fece scappare un gemito di dolore, sensuale, inarcò la schiena e le afferrò un braccio, per resistere al dolore. Tirò un paio di profondi respiri, per evitare di cadere, infine la guardò sorridendo. "Shibed leen"
"Posso... toglierli ora?"
Gaia ansimava come durante un amplesso, scosse la testa. "Li toglierai... quando avrai finito con me"
"E cosa devo fare, allora?"
Gaia le porse la guancia, Aileen capì e le vibrò una sberla con tutta la forza che aveva. Gaia esitò un secondo, poi le porse l'altra guancia. Lei colpì di nuovo. Andarono avanti ancora un po'. Aileen sentì nei colpi i ritmi del sesso, come quando Sadia la cavalcava. Gaia faceva sempre più fatica a trattenere i gemiti, ma ad Aileen sembravano sempre più segni di godimento e aumentavano il suo desiderio. Di conseguenza lei aumentava la forza dei colpi.
A un certo punto Gaia smise di porle la guancia, ormai il suo volto era incendiato e gonfio, ma lei non smetteva di sorridere. Allargò invece leggermente le gambe e spinse fuori il bacino, offrendole il pube, ornato di un folto ciuffo centrale di peli.
Aileen era stata colpita lì da Sadia quando era stata capricciosa e sapeva cosa voleva dire. Scosse la testa, ma Gaia chiuse gli occhi e spinse ancora di più il suo sesso verso di lei.
Aileen prese la corta verga flessibile di Sadia, lo strumento che la tecnica delle amazzoni aveva affinato a quello scopo. Lo fece scorrere lungo la fessura di Gaia e la colpì con un colpo leggero, che la sfiorò appena e la indusse solo a contrarre i muscoli. Gaia gemette insoddisfatta.
Accogliendo la muta richiesta della sua compagna, Aileen la colpì leggermente più forte e poi ancora leggermente più forte. Alla fine, quando finalmente trovò la forza giusta, Gaia, fece un balzo indietro chiudendo le cosce. Si trovò quasi senza volere ad aspettare, guardandola severa, finché Gaia non trovò la forza di offrirsi di nuovo nella medesima posizione. Allora la colpì, con la stessa forza o con ancora più forza e Gaia fu costretta a ritrarsi di nuovo, saltando via. Vedendola contorcersi, Aileen capì dove doveva portarla, capì dove Sadia portava lei. Cominciò a colpirla sul sedere, sul ventre, sulle cosce, persino sui seni chiusi nei germogli. E quando, per proteggersi una certa parte, Gaia scopriva il sesso, nuovamente andava a colpirla lì, facendola urlare sempre più forte.
Quando Aileen ebbe colpito abbastanza Gaia era coperta di segni rossi e lei stanca. Lasciò cadere a terra la verga e, come se fosse un segnale, la schiava si gettò in ginocchio e prese a leccarle lentamente il sesso, che intanto era bagnato, in preda a una forte eccitazione.
"Basta così?" chiese, vergognandosi di quello che aveva fatto.
"Fai l'amore con me" disse Gaia, staccandosi un momento dalla sua vagina "finché non avrai preso tutto ciò che vuoi"
Aileen non poteva negarlo, la desiderava terribilmente "Con i germogli? Così... ferita?"
Gaia si sdraiò gemendo sul letto, braccia e gambe aperte. I germogli di ferro pesavano sui suoi seni come ninnoli ornamentali, la sua pelle chiara era un reticolo di sferzate.
Aileen colse il suo ultimo dono.