sabato 5 gennaio 2013

In viaggio in incognito

Si misero in viaggio al seguito della carovana del mercante, che si chiamava Stephanus. Non era imponente come quella con cui erano giunte a Herasque dalle terre delle Amazzoni, ma era comunque composta da diversi carri.
Stephanus pensava fosse pericoloso mostrare di avere tra le proprie fila delle schiave delle Amazzoni così impose loro di stare divise, durante il percorso, e le vestì dei cenci che indossavano anche le sue altre serve.
Aileen non credeva che ci fossero problemi a indossare vestiti come anche non temeva la distanza da Litka, ma dopo alcuni giorni di viaggio si scoprì irrequieta in una maniera che non conosceva. Credeva che le ultime disavventure con Ganym avessero spento il lei qualsiasi forma di piacere, invece, quella marcia forzata, quella nuova condizione, quella situazione anomala avevano risvegliato in lei qualcosa che l'addestramento alla schiavitù di Sadia aveva fatto germogliare e coltivare.
Sentiva, sempre più incontrollabile, un forte appetito sessuale che piano piano stava cambiando il suo modo di vedere le cose, la costringeva a fissare istintivamente le sue compagne di viaggio, riempiva la sua testa di fantasie. Anche i vestiti, per quanto semplici, cominciarono a irritarla, tanto che le sembrava di avere addosso spine intrecciate con foglie d'ortica e sebbene cercava di resistere le era sempre più difficile.
Pensò fosse impossibile chiedere aiuto a Litka. Era probabile che l'altra ragazza fosse nelle sue stesse condizioni e avvicinarla avrebbe potuto portarle a fare qualcosa di osceno che le avrebbe rivelate per quello che erano. Da come Stephanus aveva parlato potevano esserci gravi conseguenze se alcuni dei suoi compagni di viaggio avessero saputo da dove venivano e di certo volevano evitarle.
Si rifugiò ossessivamente nella masturbazione. Tutte le volte che si fermavano per coricarsi rimaneva sveglia abbastanza da sincerarsi che la maggior parte degli altri dormissero e poi faceva scivolare la mano tra le sue cosce. Allo stesso modo, quando si appartava per fare i propri bisogni occupava la maggior parte del tempo tormentandosi la vagina.
Non si era mai masturbata quando era ranger, ai tempi non sapeva neanche potessero esistere certe pratiche, e quando lo aveva fatto al cospetto di Sadia lo aveva sempre considerato un atto di rispetto e devozione. Per la prima volta in quel viaggio, invece, la usava come sfogo, per tenere a bada il proprio corpo e le proprie voglie. Ne era però preoccupata perché doveva farlo più volte al giorno.

A un certo punto la rottura della ruota di un carro li costrinse praticamente per tutta una giornata fermi in un posto. Visto che lei, praticamente, non aveva mansioni, ne approfittò per scomparire nella foresta. Forse usando quello che restava delle sue capacità di ranger si addentrò per i boschi finché non trovò un ruscello nascosto nella vegetazione più fitta. Completamente sola, si tolse gli stracci di dosso e si gettò in acqua, riappropriandosi di sé stessa, godendo, per un momento, della passata libertà.
Quando uscì dal ruscello trovò un angolo dove si inginocchiò, ancora nuda, ormai rassegnata a doversi dedicare lungamente al suo sesso. Prima di poter cominciare, però, si trovò a incrociare lo sguardo di una ragazza bionda.
"Cosa ci fai qui?" le chiese. L'aveva riconosciuta come un'altra delle serve al seguito di Stephanus.
"TI ho seguita" disse lei, avvicinandosi piano. Tremava tutta e non sapeva dove poggiare gli occhi.
"Non riuscirai mai a tornare indietro da sola. E' pericoloso fare cose del genere. Perché l'hai fatto?"
La ragazza avvampò "Perché mi piace guardarti"
Aileen avrebbe potuto reagire in molti modi a quella confessione, ma la sua fame prese il sopravvento su tutte le altre sensazioni. Le sorrise "E a me piace guardare te?"
Quasi gemendo la sguattera si tolse di dosso gli stracci che indossava, molto simili a quelli che era costretta a indossare Aileen. Era una paesana piuttosto volgare, il naso schiacciato, gli occhi grandi e acquosi, i capelli biondi, ma dalle striature rossastre. Lentiggini su tutto il viso e sul petto, fino a lambire seni grossi da nutrice,
con capezzoli rosati piccoli e a punta. Si coprì il sesso, che però appariva peloso dello stesso colore dei capelli, arruffato.
Rimase in piedi, imbambolata, con gli occhi bassi, arrossendo. "Mi insegni?" chiese in un sussurro.
Aileen non aveva mai incontrato nessuna che ne sapesse meno di lei e la sua voglia era tale da spingerla a godere appieno della sua condizione. "Che cosa?"
"Quello che... ti fai. Quando vai tra i cespugli e io... ti guardo"
Aileen spazzò l'erba davanti a sé. "Vieni qui, inginocchiati davanti a me... e non coprirti"
La ragazza obbedì, ma nell'aprire le gambe e mettere le braccia lungo i fianchi, se possibile, arrossì di più.
Avrebbe potuto prenderla, come Sadia aveva fatto con lei. Ma non era Sadia, non era una Cacciatrice. Rimaneva una schiava. Allungò la mano e cominciò a massaggiare il suo sesso, sotto i riccioli folti. "Ora io lo faccio a te" annunciò "e poi tu lo fai a me"
La servetta cominciò subito a gemere.