giovedì 20 giugno 2013

La tortura continua

Aileen non aveva idea di quanto tempo fosse che aiutava Geravia con l'allieva. Le sembrava un tempo eterno e che non doveva finire mai. L'allieva era stat costretta a venire due volte e tutto il suo corpo era arrossato per il bacio delle fiamme e per le altre pratiche. Nonostante questo, però, tutte volte che Geravia si avvicinava al suo viso, lei diligentemente tornava ad affondare il muso nel suo pube, leccando.
"Girala" ordinò la maga.
Aileen sciolse le catene della giovane e la tirò in piedi. Lei ebbe un mezzo mancamento e le crollò tra le braccia. Aileen non aveva visto mai nessuno sfiancato dalla sofferenza. Persino i lunghi giochi di Sadia, che mettevano a dura prova il suo fisico, erano qualcosa di diverso. Le energie della ragazza erano scivolate via per sostenere la sua pura sopportazione.
Aileen credeva che l'allieva fosse ormai inerte, ma mentre la teneva quella prese ad abbracciarla, premendo il suo corpo martoriato contro il suo, strusciandosi in modo sensuale. "La prego, signora..." la sentiva sussurrare "la prego..."
Geravia non intervenne, il sesso dell'allieva premette contro il suo dandole una scossa elettrica di pura eccitazione. Desiderava lasciarla lì, addosso a lei, sperando che in qualche modo quella parte del rito dovesse procurarle l'orgasmo. La strinse a sé, offrì il collo ai suoi baci umidi, prese a muoversi a sua volta, a ritmo, in un bizzarro amplesso in piedi. Finché Geravia non ruppe l'idillio. "Legala di nuovo"
L'allieva frignò, non voleva staccarsi, lei dovette usarle forza e le piacque, perché le faceva prendere parte attiva in quella catena infinita di sofferenza che però era, per tutte e tre, anche sensualità e piacere. La ricacciò giù sul trespolo di tortura con decisione, questa volta facendole appoggiare il ventre al sostegno centrale e poi legandole nuovamente le mani. L'allieva alla fine si rassegnò, lasciando fare, limitandosi a contorcersi piano e gemere. Stette zitta solo quando, per l'ennesima volta, Geravia le offrì il suo sesso da leccare. "La candela lunga, Aileen"
C'erano dei ceri piuttosto lunghi, in un angolo della stanza. Aileen ne prese uno e si avvicinò. continuando a guardare la maga. La vide liberare la bocca dell'allieva e guardarla. "Sei pronta?"
"No, signora, no, io sono solo.... la prego..."
Geravia non era interessata veramente a quello che aveva da dire, guardo Aileen. "Nel suo ano"
Era naturale che in una schiava tutto, anche i suoi angoli più intimi e sensibili, apparteneva alla padrona. Non c'era niente di diverso tra vagina, bocca e ano. Aileen quindi non si stupì della richiesta, appoggiò il cero al sedere della ragazza e cominciò a spingere. Il cero aveva una base molto larga per quella funzione e l'allieva cominciò presto a urlare con una forza rinnovata, rispetto alle torture precedenti. Aileen non si fermò nella sua opera perché vedeva Geravia continuare ad annuire per cui affondò il cero fino a oltre la metà, finché le natiche stesse della ragazza non lo sostennero.
Intanto, lei si era rassegnata a tacere, con la bocca aperta, scuotendo la testa, sbavando un poco, con le lacrime che le rigavano il volto.
Geravia stessa si avvicinò al cero e, passandovi sopra due dita, lo accese. Era così arrivata vicinissimo ad Aileen e la guardò con sguardo compiaciuto. "Sei eccitata, piccola?"
Lei arrossì, sentendosi colpevole "Si signora"
"Il tuo dovere è finito. Puoi masturbarti guardandola"
Aileen osservò il corpo martoriato dell'allieva, il suo volto teso, la sua pelle arroventata. Osservò il pulsare dei suoi glutei mentre il calore del cero cominciava a scendere, scivolandole dentro.
Quasi senza accorgersene, si mise una mano sul pube e prese a toccarsi così, rimanendo in piedi.