sabato 12 ottobre 2013

I tre cavalieri

Aileen indossava solo una corta tunica sopra gli strumenti che le aveva imposto Geravia. Non credeva che quello bastasse a nascondere il fatto che fosse una femmina, per cui sperava che l'incantesimo della maga fosse di una qualche efficacia. Gli inservienti della locanda, quando arrivò, la condussero fino a un piccolo salotto dove entrò da sola. Lì tre uomini sedevano su comode poltrone di cuoio, bevendo vino. Erano evidentemente tre soldati, il corpo reso massiccio dall'addestramento, l'espressione cupa di sa di vivere nel periodo, le barbe malfatte e l'incuria dei viaggiatori. Aileen pensava di cominciare a parlare una volta entrata nella stanza, ma capì che non le sarebbe stato possibile. Doveva rivolgersi al capo dei tre e non riusciva a capire quale fosse, ma soprattutto non avrebbe avuto la loro attenzione finché l'avessero guardata con tutta quella lussuria addosso.
Gli uomini la guardarono in silenzio, lei non parlava perché così le era stato detto. Alla fine uno dei tre gettò a terra la coppa da cui vedeva il suo vino. "Sei grazioso schiavettino."
Lei annuì in silenzio. L'uomo mise mano alle sue braghe e tirò fuori il suo membro, già semirigido. "Vieni a fare l'affettuoso."
Aileen si avvicinò, si inginocchiò e, come aveva ormai imparato a fare, prese il pene in bocca e cominciò a leccarlo piano, rigirandoselo tra le labbra, stimolandolo con la lingua. L'atto le sembrò se possibile persino più disgustoso delle altre volte, ma se possibile la sua ritrosia parve renderlo ancora più eccitante agli occhi del maschio, che cominciò ad accarezzarle il cranio rasato. "Spero che questi giochi ti facciano tirare il pisellino... così ti diverti un po' anche tu."
Aileen non sapeva cosa si aspettassero da lei, dopo aver giocato un po' cominciò a succhiare con vigore, sapendo cosa avrebbe provocato, ma l'uomo se la strappò via di dosso. "E' ancora presto per quello... e poi ci sono ancora i miei amici."
Ormai anche li altri due uomini avevano calato i loro calzoni e stavano coi membri esposti. Aileen, senza sollevarsi da in ginocchio, si trascinò al secondo, quello che aveva l'aria più raffinata, anche grazie a due luminosi occhi azzurri che spiccavano, in contrasto con i suoi capelli neri. Lui non disse nulla mentre lei si avvicinava, ma prese un lungo sospiro quando serrò le labbra intorno al suo pene. Anche stavolta si impose pazienza, invocando tutto ciò che aveva imparato come schiava presso le amazzoni. L'uomo però sembrava meno recettivo dell'altro e sentiva che il suo membro non diventava completamente eretto al contatto con la sua lingua. Fu presa dal panico perché le avevano detto come poteva comportarsi un maschio insoddisfatto, ma proprio mentre cercava di aumentare l'insensità sentì una mano sulla spalla che la gettò a terra. "E' inutile con Jerbelle." disse il terzo uomo, in piedi davanti a lei, nudo dalla cintola in giù, il pene già completamente rigido "A lui interessa solo il tuo culetto."
Aileen capì di trovarsi davanti al capitano della squadra, un uomo non molto alto, ma dal portamento nobile. Era evidentemente solito tenere i capelli molto corti, sebbene il viaggio glieli avesse fatti crescere sulla testa come erbacce stoppose. Considerando che erano anche rossi davano uno strano effetto, come di un'aura di fiamme. In accordo con questo gli occhi verdi, luciferini sebbene il suo sguardo apparisse onesto e nobile.
Aileen si dedicò a lui tenendolo in piedi, aggrappandosi ai suoi fianchi e prendendo il suo pene in bocca. Per la posizione sbagliò qualcosa e se lo ritrovò quasi completamente in gola. Cercò di aggiustare la posizione ma lui la tenne ferma, costringendola a regolare il respiro e sbavare.
"Non hai molta esperienza, vero?" commentò.
Scosse per quanto possibile la testa.
"Allora avanti, impara."
La tenne così, sul limite del soffocamento, per diversi minuti, mentre lei cercava di respirare e muovere la lingua intorno al suo membro, che le ingombrava la bocca. Dopodiché allentò la presa e le permise nuovamente di succhiare. Nuovamente aumentò il ritmo, ma stavolta nessuno la fermò. Solamente quando sentì l'uomo fremere una mano sulla fronte le spinse indietro la testa, il cazzo fuori di bocca, e gli schizzi cominciarono a insudiciarle il viso.
Rimase a prendere in faccia tutto lo sperma del capitano, un getto generoso, facendo violenza su sé stessa di non distogliere il volto. Poi lui riprese ad accarezzarle la testa. "Adesso lo rimetti in bocca finché non torna duro."
Il pene dell'uomo era completamente a riposo, dopo l'eiaculazione. Con l'aiuto delle mani lo sostenne e se lo fece scivolare di nuovo tra le labbra. Il sapore del seme la nauseò, si trovò a ingoiare le ultime gocce mentre ricominciava a stuzzicare con la lingua. Lo sentì gonfiarsi tra le sue labbra e quando lo avvertì di nuovo rigido fu trascinata in piedi da una mano sulla spalla.
"Sei diventato bravo. " disse il capitano, guardandola negli occhi.
"Devo... devo parlarle." gemette lei, per quanto patetica e poco credibile potesse essere, sudicia di sperma, col fiatone e rossa in faccia.
"No." fece il capitano, trascinandola verso il tavolo.

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